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Il Caslè di Ramponio Verna

Scoperto nel 1883 da Vincenzo Barelli e James Bruyn Andrews che ne darono prontamente notizia sulla “Rivista Archeologica Comense” il sito venne identificato come “castelliere” da Antonio Magni durante le prime ricerche risalenti al 1906.

Gli scavi portarono alla luce una grande quantità di frammenti ceramici caratterizzate da andamento ondulato e decorazioni impresse con le dita riconducibili a vasi utilizzati dagli abitanti del castelliere per la cottura, il consumo e la conservazione del cibo; questi ed altri ritrovamenti quali una fusarola per la lavorazione della lana, due macine in pietra e diversi macinelli sono oggi conservati presso il Museo Archeologico del Castello Sforzesco, il Museo Civico di Como e il Museo Civico di Lecco.

Sulla base delle prime immagini condotte il sito è stato datato tra la fine dell’Età del Bronzo e gli inizi dell’Età del Ferro (tra XIII e X secolo a.C.); in Italia Settentrionale i castellieri si diffondono proprio in questo periodo in posizioni strategiche, come in prossimità di importanti vie di comunicazione e/o alla confluenza di due valli, al fine di costituire una rete difensiva.

Successivi avvenimenti quali la creazione della Linea Cadorna durante la Prima Guerra Mondiale e il successivo rimboschimento dell’area hanno compromesso le ricerche specie nell’intera parte meridionale del castelliere che fu interessata maggiormente da scavi per la realizzazione di trincee e fortini.

L a seguente rivalutazione della zona ha permesso la ripulitura del muro perimetrale per una lunghezza di circa 80 metri; esso fu realizzato “a sacco” con blocchi di calcare di medie-grandi dimensioni e la larghezza dello stesso (4/5 metri) fa ipotizzare un’altezza di circa 4 metri.

Il Caslè di Ramponio Verna

Tra il 2006 ed il 2010 hanno luogo le prime indagini con il metodo stratigrafico che portano alla luce ulteriori importanti scoperte. Alcuni sondaggi effettuati in prossimità di un grosso masso adorno di coppelle, rinvenuto ai piedi del castelliere, hanno evidenziato la presenza di insediamenti umani risalenti ad un’epoca precedente la costruzione del Caslè, riconducibile all’ Età del Rame.

CURIOSITÀ: nell’area del Caslè è presente anche una bolla a testimoniare l’importanza dell’acqua per la sopravvivenza di uomini ed animali. In passato le bolle, stagni che raccoglievano l’acqua piovana sfruttando depressioni naturali, venivano attentamente controllate e mantenute dalle popolazioni locali che, per evitare che si prosciugassero, effettuavano periodicamente alcune importanti operazioni: “il fondo doveva essere ripulito da erbe e radici, il terreno reso impermeabile battendo a lungo con pali di legno e cospargendolo di cenere e foglie secche. Lo stesso calpestio delle mucche che entravano nell’acqua a bere favoriva l’impermeabilizzazione e l’ossigenazione durante il periodo dell’alpeggio” (1)

Il Caslè di Ramponio Verna

(1) Uboldi M. “Il Caslè di Ramponio Verna. Guida ai luoghi e agli scavi”, 2011, Ed. Noto (Co) – pag. 46;


Fonti:

  • Uboldi M. “Il Caslè di Ramponio Verna. Guida ai luoghi e agli scavi”, 2011, Ed. Noto (Co);
  • Uboldi M. Le ricerche archeologiche nel castelliere dell’Età del Bronzo sul Monte Caslè di Ramponio Verna, in “Rivista Archeologica della Provincia di Como”, 190, 2008;
  • Uboldi M., Caimi R. Ramponio Verna (CO), Monte Caslè, Castelliere dell’Età del Bronzo, in “Notiziario Soprintendenza Archeologica della Lombardia”, 2005;
  • Uboldi M., Caimi R. Il Castelliere dell’Età del Bronzo sul Monte Caslè di Ramponio Verna (Como). Progetto di intervento e primi dati, in Pessina A., Visentini P. “Preistoria dell’Italia Settentrionale. Studi in ricordo di Bernardino Bagolini”, Udine, 2006.
  • Magni A. Il Caslè di Ramponio. Il primo Castelliere scoperto in Lombardia, in Val d’Intelvi (Como), in “Rivista Archeologica della Provincia di Como”, 72, 1915;
  • Degrassi N. Val d’Intelvi, in “Rivista di Scienze Preistoriche”, VII, 3-4, 1952;
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